Praça Duomo Milano

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martedì 13 dicembre 2011

Secondo me...


Partendo dal presupposto che vi sono innumerevoli modi di pensare e che ognuno costruisce  il proprio pensiero teologico  ed il  modo di analizzare le vicende umane, desidero con le mie proprie esperienze e quelle di altri di continuare a crescere nel campo della psicanalisi e  della teologia, le mie più grandi passioni.
Il mio scopo è condividere idee, fare amicizia con persone che perseguono  lo stesso obiettivo. Nel nostro spazio ciò che conta non è quanto il  poco sappiamo , ma quanto siamo disposti ancora ad imparare, e questo rende la nostra crescita complessa, difficile, dura ed a volte anche noiosa e ciò rende l’esperienza eccitante, divertente e semplice.
Approcciarsi ad un pensiero, esige audacia quando tutto sembra  opporsi.”
Esponi il tuo commento, facciamo un ragionamento insieme.
Abbiate pazienza con me, sto cercando di andare su questo blog da molto tempo, perché volevo riportare tutti gli argomenti  in italiano ed in portoghese, ma c'è ancora molto da migliorare; però io non sono una donna che  rinuncia facilmente,  credo che la mia passione più grande è quella di studiare e nei mie progetti c’è  l’intenzioni di spendere  le mie energie su questa passione.  inizierò quindi a postare ....
lentamente, lentamente, in modo sempre crescente fino a raggiungere la meta che ho sognato e progettato.


Partindo do pressuposto de que existem consideraveis pensamentos e de que cada um construi seu modo particolar de pensar teologicamente assim como de analisar as questoes humanas, desejo com minhas proprias experiencias e vivencias e a partir do outro continuar a crescer na area da psicanalise e da teologia, minhas grandes paixoes.
O meu proposito é compartilhar ideias e fazer amizade com pessoas que perseguem o mesmo objetivo. En nosso espaço o que conta nao è quanto pouco sabemos, mas quanto somos dispostos ainda a aprender, e isto faz o nosso crescimento que è complexo, dificil, duro e as vezes chato em uma experiencia excitante , divertida e simples.
“Aproximar-se  a um pesamento, exige ousadia, quando tudo se opoe.”
Esponha os teus comentarios , façamos um raciocinio juntos, tenham paciencia comigo estou proucurando  escreve nesse blog a muito tempo, eu gostaria de postar todos os topicos em italiano e portugues, mas ainda estou passando por melhorias; porem eu sou uma mulher que nao renuncia facilmente, creio que minha grande paixao é estudar e nos meus projetos a intençao e de gastar toda minha energia nesta paixao.
Entao eu vou começar a postar lentamente, lentamente em modo sempre crescente até que alcance a meta que eu tenho sonhado e planejado

I Conflitti - Sognare una vita senza conflitti è un'utopia Sbagliata e Pericolosa.

1 - I NOSTRI SOGNI DI UNANIMITA'

SOGNIAMO UNA UNANIMITA' PERFETTA, SENZA DIFETTO, A LIVELLO DI INTENZIONI E OPINIONI, FORSE IN UN INCOSCIO DESIDERIO DI RITROVARE LA PERFETTA COMUNIONE CHE CI UNIVA A NOSTRA MADRE DURANTE IL PERIODO FETALE.

Noi siamo conflittuali: da una parte desideriamo intratternere buone relazioni con ciò che ci circonda, dall'altra ci troviamo implicati in situazioni tese difficili da vivere. Ci sentiamo in colpa e ci rattrista incontrare in noi e nelgi altri, atteggiamenti di rifiuto, di competizione, di contestazione. Ci stupisci riconoscere in chi è contro di noi degli aggressori malevoli. Che non sia possibile parlare senza contraddire, lavorare senza disfare l'opera altrui, ci sembra un tragico malinteso.

In più, il contesto della "soft ideologia", "tutti sono belli, tutti sono gentili" ci spinge a minimizzare, o meglio, a svouotare del suo significato la nozione di conflitto.

E quindi iniziamo a sognare coppie, famiglie, chiese, o società, private di tutto ciò che assomigli più lontanamente a una divergenza, e che quindi sarebbero "felice". sognamo una unanimità perfetta, senza difetto, a livello di intenzioni e opinioni, forse in un inconscio desiderio di ritrovare la perfetta comunione che ci univa a nostra madre durante il periodo fetale.

MA DIO SOGNA LA STESSA COSA CHE SOGNIAMO NOI?

2 - IL SONGNO DI DIO

Come ha reagito, all'inizio dell'umanità, ai tempi della costruzione della torre di Babele? il capitulo 10 della Genesi conta piu di 70 nomi di uomini o clan diversi, discendente dai tre figli di Noè, Sem, Cam, Jafet. Ognuno è identificato tramite il suo nome proprio, ciascuno è unico, diverso dagli altri. Infatti, un certo Joktan ha avuto tredici figli che la Bibbia ha cura di nominare uno per uno. Dopo il capitolo 11 ci informa che "tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole", e che gli uomini " si dissero l'un l'altro: Orsù! Facciamo dei mattoni (...) edifichiamo una città e una torre (...) e acquistiamoci fama, onde non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra" . Che unanimità!, su potrebbe pensare. Ma è piuttosto un uniformarsi, è un "noi " non formato da "io"distinti. Essi vogliono un sollo paese per tutti, un sollo nome per tutti. E' questa la felicità? E in ogni caso, quanti uomini hanno questo sogno da quando esiste il mondo?

Il pericolo è in agguato: non c'è piu differenza con gli altri, se perde il proprio nome, quindi, secondo il linguaggio biblico, la propria identità, in favore di una personalità collettiva. Allora Dio, che scende per"vedere la città e la torre" , prevede il pericolo di quell'uniformarsi. Per amore, interviene e confonde le loro lingue, altrimenti "niente impedirebbe loro di fare tutto ciò, che avevano projettato". Grazie a quella distruzione dell'unanimità, l'unità fittizia degli uomini non funziona più, sono obbligati a disperdersi, a pensare e a parlare in modo diverso, a crescere e esprimersi opponendosi gli uni agli altri. L'intento di Dio è che degli esseri diversi vivano insieme, non fondendosi in una unità indiferenziata, ma mantenendo distinte le loro personalità.

Abbiamo appena esaminato un passo della Genese. Ma che ne è dei Vangeli? Non soltanto Gesù, il principe della pace, ha affrontato dei conflitti, ma talvolta ne ha suscitato lui stesso e arriva per fino ad affermare che è venuto per questo! "Pensate voi ch'io sia venuto a metter pace in terra? No, vi dico, piuttosto divisione; perché da ora in nanzi, se vi sono cinque persone in una casa, saranno divise tre contro due, e due contre tre; saranno divise il padre contro il figlio, e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia; e la figlia contro la madre, le suocera contro la nuora, e la nuora contro la suocera" (Lc 12). Il parallelo in Matteo dice:"Sono venuto a portare la spada", piu precisamente, in greco, macheira, il coltello.

L'interpretazione generalmente data a questi testi è che membri di una stessa famiglia possono litigare perché l'uno professa la fede in Gesù Cristo e l'altro no. Ma si posso anche leggere in chiave psicologica. In effetti la parola tradotta con "divisione", diamerismos, significa "fare delle parti separando, separare in parti" ( da dia: separando e meros: la parte). Secondo Maria Balmary, questo coltello "Separa in due ciò che potrebbe essere soltanto un intero se nessun coltello arrivasse. Il figlio sarebbe un tutt'uno con suo padre. Non diventerebbe un figlio ma la copia di suo padre resterebbe non differenziato. Lo stesso vale anche per la figlia e persino per la nuora. Questo coltello non lavorerà sollo nella famiglia d'origine ma anche tra suora e nuora (...). 'Ti amo perché tu sei me (mio)' non è diverso da 'amo perché tu sei tu' se non per lo spessore di una lamina di coltello. Ma questi pensieri, spesso inconsci o impliciti, decidono la felicità o l'infelicità degli uomini".

Nella nostra lingua, l'idea di contratto, di alleanza, di unione porta a immaginare dei vincoli, dei nodi (mettersi la corda al collo, essere unite dai vincoli del matrimonio, stringere un idillio ecc.) mentre in ebraico biblico si interompe, si tronca un rapporto con qualcuno(Karat, berit). L'opera de Dio è dunque un salutare lavoro di differenziazionr per la felicità e la serenità di ogni ognuno. " L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie." Come potrebbe succedere se la nuora non differenziasse dalla suocera e se l'uomo, dopo aver scelto una donna per essere"altro" con "lei che è altra" si trovassi ad essere riportato per il suo tramite nel grembo della propria madre?

La leggenda di Edipo illustra questa problematica: credendo di sposare una straniera nella sua città, si ritrova legato a sua madre, Giocasta. Pensiamo anche a isacco di cui è detto "che condusse Rebecca nella tenda di sara, sua madre; prese Rebecca che divenne sua moglie e la amò. Cosi fu consolato isacco, dopo aver perso sua madre"

Si può notare un parallelo tra il "coltello separatore" portato da Gesù e il coltello di Salomone destinato a dividere in due un bambino vivo e a darne una metà a ognuna delle due madri che lo rivendicano come loro figlio. La vera madre si commuove e chiede che il bambino sia datto all'altra piutosto che ucciso. La vera madre ama più il bambino che il suo LEGAME con lui. La madre del bambino morto, invece, ha già (involontariamente) suffocato suo figlio, nel sono e vorrebbe ancora veder morire l'altro purché non sia datto a nessun'altra.

Come nel caso di Babele, qui si tratta da un lato di indifferenziazione, di coesione, di NOI in atteggiamenti portatore di morte (La madre che non ha lasciato il suo piccolo per la notte e l'ha suffocato in una iperprotezione); dall'altro, si tratta di differenziazione, unicita, IO distinti,, da cui nasce vita. La vera madre preferisce lasciare il suo bambino (vivo) all'altra e non tenerlo per lei, perché in quel caso lui morirebbe.

3 - Sognare una vita senza conflitti significa evitare la realtà.

L'unanimità, l'assenza di disaccordo, è un'utopia. Etmologicamente, questa parola è stata creata dal greco ou (non) e topos (luogo), " il nonluogo". Rabelais la usava per indicae un regno ideale e immaginario che non esiste; oggi il significato ha subito un'evoluzione, se parla di utopia per designare un ideale non realizzato ma a cui ci si potrebbe avicinare, il piano direttivo di un'azione. Si tende dunque a considerare una vana fantasia quase come una realità.

Immagginare che dei gruppi umani possono essere essente da contrasti è un nobile sogno adolescenziale, una chimera, un idealismo ingannatore e pericoloso. In effetti, per raggiuggere questo scopo si scluderanno i nonconformi, coloro che infrangono l'unanimità. Il gruppo ideale sarà fondato sull'esclusione e no sulla realistica gestione dei contrasti. Si uccide il fratello in nome della fraternità.

Questo atteggiamento dimostra una errata e angosciata consoscenza dei fatti, della realtà. Per dirla con una frase di Lacan: "IL REALE E L'IMPOSSIBILE". Questa verità è evidente, in modo chiaro, nel ragazzo. Pur di fare ciò che vuole, si scontra con chi lo circunda, con se stesso e con chi contrasta il suo desiderio. Poco a poco modificherà il suo comportamento in funzione di quest'impossibile, per provare almeno a tener conto del reale. Si dice che il principio do piacere va a collegarsi col principio di realtà, cioè con le richieste esterne.

Applichiamo quest'idea ai conflitti: non ci piacciono, vorremmo che non esistissero, ma è un sogno impossibile, un'illusione. Dobbiamo tollerare questa realtà, affrontarla. Rifiutare il reale è caractteristico dei disadattati o dei bambin. Come quel bimbo che raccontava storie inverosimili; quando gli si faceva notare: " Però sai bene che non è vero!", lui rispondeva: " Certo ma vorei cosi tanto che lo fosse!"

Quindi, secondo Marc Oraison, rifiutarsi di credere alla realtà dei conflitti è un atteggiamento patologico, una difesa arcaica contro l'interrogativo fondamentale della vita, contro il fato che essa ci solliciti a una continua evoluzione, e contro l'altro interrogativo fondamentale costituito dalla morte. Egli aggiunge che questo idealismo è anche un modo inconscio e involuntario di difendersi dal fatto di essere continuamente interrogato dall'altro, cioè da colui che ci interpella sulla nostra vita e la nostra morte.

4 - Alcuni conflitti nascono nostro malgrado.

A volte ci imbattiamo in una constatazione che non ha vie d'uscita: desiderare la pace non fa magicamente sparire l'aggressività degli altri! Credere che la nostra buona volontà basti a placare gli atteggiamenti aggressivi e sia sufficiente dire: "IO NON HO NEMICI !" per non averne, significa illudersi ed essere davvero ingenui.

Isacco, per esempio, era animato da intenzioni pacifiche ma nel paese dei Filistei, a Gerar, i pastori litigheranno con lui e più riprese: al pozzo di Esek (in ebraico: contesa) e a Sitna (opposizione, lite). La Bibbia dice che Isacco " Parti' di la"

e scavò un'altro pozzo; allora finalmente lo lasciarono tranquillo.

Tavolta è l'altro che ci designa come suo avversario e si cosi ha deciso, cosi sarà, anche se provassimo noi a trovare un accordo e ad avere un atteggiamento disponibile. Può succedere che il nostro amore disarmi la sua ostilità, ma talvolta, al contrario, chi ci ha scelto come bersaglio nasconde le sue intenzioni, approffitando della nostra ingenuità, fino al giorno in cui ci fara veramente male. E un dato di fatto, è la triste realità. " IO SONO PER LA PACE, MA LORO SONO PER LA GUERRA", si meravigliava già il salmista.

Paolo, da pragmatico qual è consiglia: Se possibile, per quanto dipende da voi, siate in pace con tutti gli uomini". La forma al condizionele, "SE POSSIBILE", indica che, non essendo padroni dei sentimenti altrui, non sempre si può trovare un'intesa. Al contrario, PER QUANTO DIPENDA DA VOI sottolinea la nostra propria responsabilità. Il Teologo Godet scrive a proposito di questo versetto: Se non dipende da noi rendere i prossimo disponibile nei nostri confronti, dipende da noi essere sempre disposti a far pace con lui.

Jaques e Claire Poujol pags..39 a 45 (I Conflitti) Origini, Evoluzioni, Superamenti.